mercoledì 30 maggio 2007

Dal blog di Federico Pace

dal bel blog di Pace:
http://lavoro.blog.kataweb.it/federicopace/2007/05/stipendi_under_.html


Sono una Consulente di Selezione del Personale, da tempo vado dicendo che nel mondo del lavoro la laurea " non paga".
Cerco Professional per l'Industria Manufatturiera metalmeccanica e vedo pagare certi bravi diplomati con solida esperienza anche il 20/30 per cento in più di laureati della stessa età, solo che di laureati ne trovo a bizzeffe, di diplomati neanche l'ombra.....
Talvolte penso a quanti di queste bizzeffe di laureati, in un paese dove la realtà riesca a superare la fantasia , sarebbe bastato " fermarsi" al diploma....e vivere felice con un lavoro, un buon reddito, un'esistenza fatta di cose magari più semplici ma di soddisfazione...mah!

domenica 15 aprile 2007

Sondaggio per laureati

Un ragazzo/a ti chiede se sia meglio laurearsi o meno. Come lo consigli?
Vai a laurearti, in Italia ci sono pochi laureati
Vai a laurearti, ti serve quel pezzo di carta ovunque
Vai a lavorare, alla fine faresti lo stesso lavoro ma senza cinque anni di stipendi
Vai a lavorare, ci sono pochi idraulici e ben pagati
Va dove ti porta il cuore
  
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lunedì 2 aprile 2007

Laureati e sindacati

Leggendo le diverse discussioni, penso sempre più che i laureati dovrebbero rendersi conto di non essere più la "casta" di un tempo, ma dovrebbero ragionare da dipendenti, e quindi fare riferimento anche loro ai sindacati.

Perchè i laureati brontolano ma non manifestano per i loro diritti assieme ai tecnici e operai? Questo sarebbe devastante: si farebbe capire alle aziende che in Italia i laureati li hanno ridotti talmente di ruolo, che si sentono a tutti gli effetti dei non laureati (si badi bene, uso il termine laureato-non laureato solo per farmi capire, ma veramente penso che ormai ci sia veramente poca differenza in molti casi).

Perchè i laureati sacrificano serate a lavorare, restano in ufficio al sabato? La speranza della carriera? Perchè non manifestano se sono insoddisfatti? Facile godere dei diritti derivanti dalle lotte degli operai. Tra l'altro il sindacato non si impegnerà mai troppo per i laureati se non avrà mai la loro presenza.

Che ne pensate?

sabato 31 marzo 2007

sdrammatizziamo..

per sdrammatizzare un pò :) (oppure no?)

giovedì 29 marzo 2007

Eurispes

Ehi siamo penultimi in Europa nel livello reale degli stipendi dei lavoratori dipendenti!

Ma va?!

scarica il rapporto Eurispes

Livello del salario netto annuo del lavoratore dipendente, senza carichi di famiglia nel 2004, nel 2005 e 2006 (in euro a parità di potere d’acquisto)

Paesi

2004

2005

2006

Crescita percentuali dal 2004 al 2006

Gran Bretagna

21.015

25.880

28.007

+33,3

Olanda

19.533

21.513

23.289

+19,2

Germania

18.607

19.603

21.235

+14,1

Irlanda

19.013

19.508

21.112

+11,0

Finlandia

17.394

18.372

19.890

+14,3

Francia

18.382

18.216

19.731

+7,3

Belgio

18.292

18.242

19.729

+7,9

Danimarca

16.848

17.295

18.735

+11,2

Spagna

15.771

16.085

17.412

+10,4

Grecia

12.434

15.440

16.720

+34,5

Italia

15.597

15.009

16.242

+4,1

Portogallo

8.634

12.142

13.136

+52,1

mercoledì 28 marzo 2007

Andate all'estero!

Spesso come risposta alle "lamentele" che i laureati fanno, ma non solo i laureati, viene opposta la seguente frase-verità:

"Andate all'estero, lì venite pagati meglio e fate quello che volete veramente fare".

Ok, certo, la fuga dei cervelli ma anche dei cervellini è ormai già da anni una costante.

Ma mi chiedo: perchè in Italia che è un paese in teoria sviluppato e che fa parte del G8, l'unica soluzione ai mali è quella di andare via? Sembra quasi sia meglio eliminare i rompiballe semplicemente facendoli andare all'estero.

Perchè non è sempre facile andare all'estero? Mah, forse, come già detto, per la nostra italianità. Con tutti i lati negativi, e anche se i saggisti e gli studiosi ci condannano per questo, abbiamo purtroppo ancora questa particolarità: amare la nostra terra, frequentare e non solo ricordare la propria famiglia, etc etc.

Potrei capire se l'Occidente dovesse soccombere economicamente rispetto all'Oriente. Potrebbe accadere che chi vuole lavorare debba espatriare nel Far East.
NO. Qui viene chiesto di andare in Inghilterra, Germania, Svizzera, tutti bei posti, ma alla fine situati sempre nella stessa area, in quell'Europa in cui l'Italia dovrebbe essere parte fondamentale.

Una volte erano le famiglie povere ad emigrare, negli Usa, nelle miniere del Belgio, i contadini in Australia. Ora sembra una cosa ovvia che questa emigrazione la debbano fare i laureati ( "e se restate qui, cavoli vostri!").

Ma l'Italia è già fallita? E' già morta?

Un interessante intervento

Da un intervento del prof. Santo Francesco Bordone dell'Università di Pisa:

scarica pdf

Molto interessante la prima parte sulle problematiche delle lingue (annoso problema). Interessante e in tema sul mio blog, il secondo punto sull'employment of graduated engineers :

[...]
The media often discuss the question, whether we have in Italy a sufficient number of graduate engineers. Often the comparison with other industrial European countries is to our disadvantage. More often well known journalists and so called experts put the blame of the insufficient growth of the Italian System on the insufficient number of engineers and of graduates in technical subjects. Is this a fair comparison, or is it distorted by the differences of the higher education in different countries ? On the other hand, I know too well the difficulties of our young graduates who can not find a satisfactory job: they write hundreds of letters, usually without answers, they have one interview after another and finally they are compelled to accept an unsatisfactory and not professionally motivating temporary contract with low pay and without any guarantee of continuity, what I call a “ stagelemosina “. The proliferation of postgraduate often useless programmes ( we call masters ) is a consequence.[...]

[...]

I would like to end my talk with a warning from a British colleague: " Letting our graduates squander their talents in low-paid and low-skilled jobs is not just making a mockery of their personal investment in a university education, it is undermining our own investment in our country".

martedì 27 marzo 2007

Forse non tutti sanno che..

Forse non tutti sanno che..

..che i laureati, almeno per quanto riguarda il contratto metalmeccanici, dovrebbero essere inquadrati dal 5° livello in su.

Eppure questo non accade sempre. Certo, magari il superminimo fa giustizia di un livello base inferiore a quanto dovuto.

Non sono pochi i casi di ingegneri assunti con 3° o 4° livello, specie nelle piccole aziende. Cosa comporta tutto ciò? Comporta una non legalità nel caso in cui il laureato svolga mansioni da "laureato", oltre il quinto livello.

Però, evidentemente molti laureati si rendono conto di non svolgere attività da laureato..e quindi accettano la cosa, specie all'inizio, per cominciare..anzi a volte sembra quasi un vantaggio..perchè se un giorno uno dovesse cambiare lavoro, è più facile trovarlo se ha un livello più basso.

Questa secondo me è la dimostrazione che tutto va verso il basso.

giovedì 15 marzo 2007

Dubbio amletico..

Mi soffermo un attimo a riflettere..
Provo ad immedesimarmi in un Governo. Spulcio le statistiche e trovo che il tasso di laureati in Italia è veramente sotto la media europea. Cosa faccio? Forse è abbastanza normale che le istituzioni dicano: "Mancano i laureati, specie quelli tecnici". Perchè poi l'Italia dovrebbe essere competitiva se non ha un tasso di scolarizzazione simile agli altri paesi europei?
E' qui, secondo me, il bug fondamentale.
Nessun governante di nessun paese europeo si sognerebbe di dire ai propri giovani: "Non serve che vi laureiate".
Ed è per questo che anche in Italia nessuno lo dirà mai. Giustamente. Infatti il problema non è la laurea, ma l'applicazione della laurea.
Non credo che negli altri paesi i laureati si lamentino dei loro trattamenti economici e dei loro impieghi. In Italia invece si. E' proprio qui l'anomalia che ci differenzia. A questo punto ci sono due possibilità:
  1. Gli italiani sono geneticamente predisposti a lamentarsi dei propri lauti stipendi
  2. Quello che differenzia è il trattamento riservato dalle aziende ai laureati, alla scarsa considerazione per la vera ricerca, il fatto che l'Italia si basa sulla piccola media impresa che ha bisogno di tuttofare e non di veri specialisti.

Sulla base del secondo punto un governo o parlamento che sia, dovrebbe spingere a un radicale cambiamento della filosofia mentale delle aziende, che in Italia si sanno lamentare solo delle tasse e richiedono maggior flessibilità.

Quando si chiederà alle aziende italiane di dare un pò soddisfazione ai propri dipendenti laureati?Quando un laureato italiano si potrà sentire felice del proprio mestiere senza per forza dover espatriare o lasciare la sua famiglia? (tra parentesi..e poi si parla di favorire la famiglia..e si assitono a questi nuclei di persone che non hanno quasi il tempo neppure di dormire assieme)..

Certamente ci saranno isole felici, ne sono certo, ma se stiamo a scrivere e a leggere questi blog e se non li leggiamo dai colleghi finlandesi, inglesi o tedeschi, ci sarà pure un motivo..

domenica 11 marzo 2007

Provocazione

Prendo spunto dall'intervento di Vincenzo.

Supponiamo che per qualche ragione lo Stato e le aziende dicano alle famiglie e ai loro fanciulli: "Ok, abbiamo scherzato. In realtà non servono i laureati, ma basta il diploma per moltissime delle cose che farete nelle aziende". Si chiudono moltissime università e rimangono solo quelle necessarie a formare i più motivati e meritevoli.

Primo effetto: le famiglie risparmiano una vagonata di migliaia di euro che altrimenti avrebbero speso per l'università dei loro pargoli. Tale risparmio aumenta la spesa della famiglia in generi di consumo, aumentando il PIL.

Secondo effetto: i pargoli entrano nel mondo del lavoro probabilmente nelle stesse posizioni che avrebbero ricoperto 8 anni dopo, e in questi anni riescono a contribuire al PIL nazionale perchè riescono a comperare un auto, perchè no forse cominciano un mutuo casa.

Terzo effetto: si perdono molti posti di lavoro nelle università e aumenta la disoccupazione di tali impiegati e professori.

Domanda1 : La somma dei tre effetti dà un risultato positivo, negativo o in parità per l'economia dello stato?

Domanda2: La mancata laurea porta a un regresso culturale della nazione o visto che nelle aziende italiane generalmente non servono i "teschi", è del tutto ininfluente? Tra l'altro i giovani, con uno stipendio tra le mani potrebbero anche pensare di studiare veramente bene le lingue.

sabato 10 marzo 2007

Receptionist

Oggi leggo l'annuncio di una offerta di lavoro di una importante azienda multinazionale.

Insomma per fare la receptionist ormai è necessario avere uno dei seguenti titoli:

Lauree in : Lingue e Letterature Straniere, Scienze Politiche, Lettere.

Con tutto il solito rispetto per la categoria, ma veramente serve laurearsi per fare questo mestiere? Boh, illuminatemi, ve ne prego.

giovedì 8 marzo 2007

"Mancano i laureati"

Quante volte sentiamo ai microfoni delle TV o sulle pagine della carta stampata tale frase, in genere detta da rappresentanti di Confindustria?
Quante volte si guarda alla propria busta paga e poi subito, in sequenza, sovviene il ricordo della legge della domanda e della offerta, che tali rappresentanti di Confindustria sembrano dimenticare?
Se sono pochi gli ingegneri e i laureati tecnici, allora si potrebbe ben dire che quei pochi dovrebbero avere uno stipendio notevole, contrattabile. Eppure così non è. Due sono le possibili cause:

1) I laureati sono effettivamente pochi ma non sono abbastanza bravi a tutelare i propri interessi: con l'illusione della carriera accettano sacrifici per tempi biblici, sperando che prima o poi il loro contributo porterà alla loro gloria e al bene del mondo.
2) I laureati sono invece molti (e io propengo per questa opzione) e quindi in realtà tale affermazione è un bluff: più laureati (meglio se giovani e ambiziosi) ci sono e più le aziende possono decidere gli stipendi. Inoltre, visto che il laureato medio non sa che in realtà sta facendo quello che anni fa faceva un diplomato, sarà anche conveniente alle aziende avere delle persone comunque con una certa "cultura di base"..non si sa mai..

Quanti sono i laureati che in realtà applicano quanto studiato? Quanti periti sono diventati ingegneri e si ritrovano a fare il perito?

PS: questo non vuole essere offensivo verso i non laureati, categoria di cui nutro il massimo rispetto.

Ben arrivati!

Ciao a tutti.

Molti di voi, leggendo il titolo di questo blog avranno pensato:

"Ecco il solito blog del classico ingegnere che non sa far altro che lamentarsi".

Ebbene si, è totalmente vero. Ritengo giusto che finalmente ci si lamenti. Non una lamentela stupida, ma propositiva.

Spero che questo possa essere un angolo di sfogo, di rappresentazione della vera realtà degli ingegneri, e spero che questo mio pregiudizio venga sfatato dai vostri commenti.

Vi chiedo, per non dover impazzire nella moderazione, di mantenere un certo stile nei commenti, di non insultare le aziende con nomi e cognomi e ragioni sociali. Alla fine qui interessa fare un punto della situazione.

Grazie a tutti!